Il 26 maggio è finita ufficialmente l'avventura olandese, conclusasi con un weekend a spasso per Amsterdam e l'Aia con la partecipazione di mia sorella Antonella e l'amico Mattia. È buona norma trarre un bilancio finale di un'esperienza che si possa definire "di un certo peso". I quattro mesi a Rotterdam, per farla breve, sono stati la progressione più importante della mia vita, non solo quella recente. Non posso fare un elenco delle cose che ho imparato, poiché risulterebbe lungo e dispendioso in termini di tempo e accesso alle facoltà intellettive (dovrei ricordarmi di ogni singola cosa), ma posso rifarmi a un paio di "esempi esemplari".
A differenza di quando albergavo nell'appartamento milanese, durante il primo semestre, in Olanda sono diventato un "omo de casa" provetto e autonomo. Ora il bucato e la stiratura non hanno più segreti per me! Il corso di economia domestica è superato a pieni voti: a detta di Paolo dovrei fare il purchasing manager, dal momento che mi sono rivelato un saggio shopper. Ma soprattutto sono diventato finalmente un buon cuoco; ho addirittura ordinato la mia copia di Cook with Jamie presso il mio recapito italiano, e ho già ricominciato a sbizzarrimi a beneficio della mia famiglia.
Dal punto di vista del miglioramento personale, sono riuscito a identificare almeno un paio di aree su cui lavorare per diventare una persona più decente (non che ora faccia schifo... :D). Inoltre ho spremuto a fondo il melting pot della mia classe (una trentina di nazionalità) per abituarmi alla comunicazione interculturale, e per imparare qualcosa dalla diversità. Spesso si dice che l'amore ha più probabilità di durare se si hanno delle cose in comune, ma forse è più vero il contrario, ovvero il rapporto che scaturisce dallo scambio di novità, arricchendosi reciprocamente di informazioni nuove e diverse.
Al ritorno in patria mi tuffo a capofitto in uno stato di idleness senza precedenti, causato principalmente dal buon vecchio "ponte" al momento sbagliato (molti uffici universitari chiusi dal 25 al 2 e molta gente in vacanza). Il giro di amicizie pre-Rotterdam è quasi svanito: alcuni elementi sono e saranno difficili da recuperare, altri sono partiti per il fronte, altri ancora ci sono ma latitano, da altri ci separa un destino incontrollabile. Gli amici storici rimangono, sono il punto di riferimento di chi sceglie di viaggiare. Inoltre ne ritroviamo altri dal passato, ricevendo anche delle belle sorprese: come ad esempio un'amica della mia città, che con gli anni si è rivelata una forte personalità con un cuore grande come...ehm, molto grande =D
Nel mezzo di tutto ciò ho quasi del tutto superato il brutto periodo precedente la partenza. Non è molto scientifico da dire, ma confermo che il tempo è la panacea ideale. Per quattro mesi mi sono infilato in un ruolo diverso dal mio abituale - e, come per Rosalinda in As You Like It, il travestimento fu liberatorio (ehm, da maschio nel suo caso, ma non fateci caso, l'esempio è un puro caso!). Ovviamente non finiscono i problemi, neanche quando pare che l'uragano si sia dileguato. Allorché, ripensando a chi mi diceva "Alla fine ti faremo una statua", mi domando: sì, ma la fine quand'è?
E, riflettendoci, le cose che mi tengono a galla sono soprattutto quelle famose persone che conti sulla punta delle dita. Il passo successivo è riprogrammarsi come uomo, recuperare quel senso di autorità che pareva andato perduto nella spirale della commiserazione degli altri (lezione di vita: meglio starsene per fatti propri che farsi influenzare da persone deboli che approfittano dei tuoi momenti negativi per insegnarti qualcosa...e farti diventare un debole a tua volta!). I have to change to stay the same, recitava una scritta lampeggiante sulla scuola grafica di Rotterdam. A proposito, sono sempre il solito ottimista...vedo sempre mufloni che volano, scaffali che parlano e tanti sconti da Unieuro!